Lavorare per vivere, non vivere per lavorare

Spesso leggo di persone che affermano, con fierezza ed orgoglio, che loro non si fermano neanche ad Agosto.
Lo fanno con un senso di superiorità, quasi che prendersi una pausa, fare delle ferie, andare in vacanza, sia qualcosa di puerile, inutile. Una debolezza.
Presi dal mito della produttività, o dalla necessità di fare il più possibile per inseguire il proprio sogno di impresa o di carriera, si sentono superiori perché non si fermano mai.

Un po’ ero anche io così prima, ma in realtà non era perché mi sentivo superiore: era una sorta di perversa volontà di dimostrare che fare quello che facevo era davvero duro.
Quasi che lavorare dieci o dodici ore al giorno tutto l’anno non fosse già sufficiente a dimostrare quanto sia dura fare impresa.
E c’era anche la sensazione che stessi rubando qualcosa a qualcuno: se non stavo facendo niente per i miei clienti, mi sembrava che stessi facendo qualcosa di male.

Ora cerco di vedere le cose diversamente.
Al di là di professionalità e competenza nel mio lavoro, dedizione e attenzione ai miei clienti, non devo dimostrare nulla a nessuno.

Se voglio andare in ferie tre settimane, organizzo le cose per fare in modo che non ci siano contraccolpi nelle attività che dipendono da me, e me ne vado in ferie.
E se non ci riesco per qualche motivo, non sto lì a piagnucolare, né a menarla con il celodurismo del lavoratore indefesso.

Quelli che invece lo fanno, un po’ mi fanno compassione. Mi pare che non si rendano conto di ciò che stanno perdendo. Lavorare può essere bello e appagante, avere la fortuna di fare un lavoro che piace è fantastico, ma io voglio fare anche altro.
Io voglio passare giornate in montagna a guardare le nuvole; voglio giocare con i miei bambini; voglio fare passeggiate con la mia amata; voglio visitare posti nuovi, conoscere nuove culture, leggere romanzi, parlare con le persone, scrivere storie.

Vero che, come dice Confucio, “trova un lavoro che ti piace, e non dovrai mai lavorare un giorno in vita tua”, ma alla fine sappiamo tutti che non è così: anche il lavoratore più felice del mondo ha voglia di fare altro ogni tanto.
Per non parlare del fatto che spesso oziare aiuta non solo a ricaricare le pile, ma anche ad avere ottime idee.

E allora perché questa necessità di dimostrare al modo che “non mi fermo neanche ad agosto?”

Ognuno vive la vita a modo suo, ma secondo me, per quanto bello e appagante, si lavora per vivere, non si vive per lavorare.

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